Pupillo di Rei Kawakubo e ancora oggi prodotto dalla Maison Comme des Garçons, Junya Watanabe ha saputo, nel corso del tempo, emanciparsi dalla più radicale interprete della moda contemporanea, affermando un proprio stile estremamente riconoscibile. Definito cyber-punk, per il frequente ricorso al riciclo di materiali di uso industriale e le potenti evocazioni di atmosfere letterarie post-moderne, enfatizzate da pettinature e copricapi visionari, maschere immancabili delle sue passerelle. Suoni e spazi delle sfilate concorrono a descrivere gli abiti di Junya Watanabe come costumi naturali di una società post industriale, dove l'abbigliamento risulta dal recupero di carcasse di società dismesse, ma in continua evoluzione e adattamento. Che si tratti di placche di plexiglas applicate a gonne e stole, di jeans, di tessuti militari o di più poetici origami per sciarpe e coprispalle, o ancora pizzi e abiti maschili, tutto, viene rigorosamente assemblato e trasformato in altro. In questo sofisticato processo di scomposizione e ricomposizione di materiali e spunti culturali diversi, Junya Watanabe non tralascia di far emergere tutta la sensualità della silhouette femminile, spesso strizzata tra le esili pinces di bustier stile impero. Ma la femminilità affascinante tratteggiata dagli avveniristici abiti di Watanabe, risulta sempre strutturata e decisa, una sorta di battagliera e tenace sopravvissuta alle più temibili rivoluzioni ambientali e sociali.